Biografia dell'artista
In continuità con i Carracci, Guido Reni, Francesco Albani, Domenichino e Lanfranco, costituisce uno dei grandi pittori di scuola emiliana, nonché tra i più propositivi autori nella Roma barocca, contribuendo con le sue opere allo sviluppo di tale movimento artistico su tutto il panorama italiano.Il soprannome "Guercino" è attribuito al disturbo strabico che aveva a un occhio che dovette essergli giunto molto presto durante l'infanzia.Già all'età di sei anni mostrò una particolare inclinazione per il disegno e a otto anni si fece notare per aver dipinto una Madonna sulla facciata della sua casa che si poté vedere fino a quando, due secoli dopo, la casa non fu demolita. Assecondando le tendenze del figlio, il padre lo mandò a studiare verso il 1600 nel vicino paese di Bastiglia, da un modesto artista chiamato Bartolomeo Bertozzi, nella cui casa si stabilì per alcuni mesi potendovi apprendere la conoscenza dei colori. Dal 1609 si trasferisce a Bologna, dove poté studiare le opere dei Carracci. La sua prima maniera tradisce un naturalismo libero da accademismi e caratterizzato da una forte impronta luministica (quella che diverrà poi la famosa ‘macchia guercinesca’).Dal 1612 gli vengono affidate le prime commissioni importanti: grazie alla consulenza di Ludovico Carracci, l’arcivescovo Alessandro Ludovisi (il futuro papa Gregorio XV) acquista alcune sue opere e Guercino decide di fondare una propria scuola di pittura a Cento (1617).Nel 1618 è a Venezia e può ammirare le opere di Tiziano e Jacopo Bassano, dal cui colorismo trae ispirazione per la "Vestizione di san Guglielmo d'Aquitania" (Pinacoteca Nazionale di Bologna) e il "San Francesco in estasi con san Benedetto e un angelo" (Louvre), entrambi del 1620.Dal 1621 al 1623 è a Roma, dove realizza le decorazioni del Casino Ludovisi (l’Aurora e la Fama) e la grande pala della Sepoltura di santa Petronilla (7 x 4 m) per San Pietro (ora ai Musei Capitolini). Alla morte di papa Gregorio XV lascia Roma e torna a Cento. A Piacenza completa gli affreschi della cupola del Duomo (1626), lasciati incompiuti dal Morazzone, e dipinge il Cristo che appare alla Madonna (1628), che segna l’inizio di una nuova stagione del classicismo barocco. Si trasferisce da Cento a Bologna nel 1642, dove dipinge "La visione di San Bruno" (1647) e il San Giovanni Battista che predica (1654).Ripresosi da un infarto nel 1661, morirà cinque anni più tardi (1666).