Questa stanza ottagonale, chiamata nei documenti anche “boudoir” e “cafè haus”, aveva la funzione di salottino da conversazione, che solo gli ospiti più intimi potevano frequentare, e dava accesso agli ambienti notturni. Il suo ampio spazio circolare caratterizzato dalla presenza di nicchie e pareti dall’intonaco rosso pompeiano richiamano gli ambienti termali romani. Nella prima nicchia a sinistra vi è riportata la data 1858, l’anno di realizzazione della stanza.
La volta è caratterizzata da un rosone centrale dove sembra essere accennato il tema della notte: sei giovani donne vengono ricoperte con un unico leggero manto bianco da una fanciulla mentre nel cielo compaiono le prime stelle. Dal rosone centrale partono dei raggi che dividono la volta in otto spicchi e terminano con le raffigurazioni di preziosi vasi di fiori adornati con dei camei. In ogni spicchio è dipinto un medaglione con delle figure femminili, alcune identificate come Muse, altre come allegorie delle Arti liberali, dell’agricoltura e dell’operosità.
Nel boudoir anche l’acustica è stata ben curata: se ci si posiziona al centro della stanza, parlando si può sentire l’eco della propria voce. I puttini musicanti dipinti nei pennacchi sembrano alludere a questo.